IL CORAGGIO CHE MI MANCA

"Cari genitori, stante la condizione di grave disagio di vostra figlia, mi sembra opportuno segnalare la gravità della situazione e l'urgenza con cui vi dovrete attivare ai fini di tutelare, proteggere e sostenere vostra figlia a rischio di agiti autolesionistici peraltro già in corso".
Inizia così la lettera che la psicologa ci ha dato e fatto firmare.
Ci consiglia un percorso di "psicoterapia familiare ad orientamento psicoanalitico".
Insomma, dobbiamo TUTTI accingerci a lavorare su noi stessi.
Sarà lungo e faticoso.
E DOLOROSO, immagino.

La lettera è molto tecnica. Quasi distaccata, come se tra le righe ci fosse scritto:
"io vi ho avvisato, adesso TOCCA A VOI, LA RESPONSABILITA' E' VOSTRA".
in realtà, la psicologa ha confermato la sua disponibilità totale.
ma, evidentemente, la procedura prevede questa specie di "passaggio di testimone"...
una sorta di "deresponsabilizzazione" dell'operatore che fino a qualche giorno fa era il nostro unico riferimento concreto.
la dottoressa ha seguito una procedura.

fino a ieri eravamo mamma e papà che ascoltavano la psicologa e dialogavano con lei.
ora, è diventato un problema GRAVE, e tocca a noi farci carico di tutto, da oggi in poi.

non che prima non lo facessimo...
ma...
adesso c'è nero su bianco LA CONDIZIONE DI GRAVE DISAGIO.
adesso c'è la LETTERA DELLA PSICOLOGA.

mi sento molto più sola adesso.
adesso che è chiaro come il sole che le responsabilità, qui, sono nelle dinamiche dell'ex nucleo
familiare...
"individuare e trasformare le dinamiche affettive sottostanti i comportamenti autolesivi di vostra figlia".

ho paura...
molta paura, e più che mai mi sento sola.
lui, il padre, credo non abbia ben capito cosa stia per succedere.
crede che andiamo semplicemente a fare due chiacchiere da un altro "operatore".

psicoterapia familiare a orientamento psicoanalitico.
quanti anni ci vorranno per venirne a capo?
e la mia terapia?
a cosa è servita finora se devo adesso ricominciare da capo con un'altra persona, un'altra scuola di pensiero?

il lavoro, la casa, gestire l'umore instabile di mia figlia, nascondere la tristezza, la paura, le lacrime...
e andare a Roma, tornare la sera e cercare di fare tutto ciò che si deve fare.
compreso prendermi cura di me stessa.

CE LA FARO'?




Commenti

  1. Coraggio, ce la farai, ma non indugiare!

    RispondiElimina
  2. Non ti manca il coraggio, ma dubiti di farcela, è un'altra cosa.
    Non conosco la realtà di cui parli, posso solo intuire qualcosa.
    Anche nella mia famiglia abbiamo intrapreso un percorso per il disagio manifestato dal mio figlio minore, adesso a un buon livello di recupero.
    Ma tante volte mi sono chiesta se non avevo sbagliato a intraprendere la strada della psicoterapia, quando l'approfondimento dei temi del conflitto ci portava a momenti di sconforto.
    Ogni caso ha il suo profilo, ovviamente, ma non c'è scelta, bisogna andare avanti e sarà sempre meglio che macerarsi nel rimpianto di non aver fatto niente o di aver rinunciato.
    Mi auguro di leggere su queste pagine delle novità positive, il tuo amore materno e il tuo impegno vanno in quella direzione:)
    Marilena

    RispondiElimina

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